Le donne migranti e rifugiate in Europa hanno una piattaforma femminista grazie alla quale possono unire le forze e lottare per i propri diritti. La Rete Europea delle Donne Migranti (European Network of Migrant Women) amplifica la voce delle donne, tramite la difesa delle politiche e la costruzione di una comunità.
di Juliana da Penha/traduzione Marta Visentin
A Bruxelles, dove si elaborano e decidono la maggior parte delle politiche europee, le donne migranti e rifugiate hanno un’organizzazione che sta costruendo un’azione collettiva per garantire il loro spazio all’interno della discussione politica.
Ufficializzata nel 2021, ENoMW è una rete composta da più di 50 organizzazioni di donne migranti e rifugiate e da più di 100 donne, in 23 diversi stati europei.

L’idea della rete era nata come progetto del Gruppo delle Donne Europee (European Women’s Lobby), prima di diventare una realtà a sé. Salome Mbugua, copresidentessa della rete è in ENoMW fin dagli inizi. Originaria dal Kenya, è una ricercatrice, attivista per la parità di genere e per i diritti umani. Ha più di 20 anni di esperienza di lavoro con gruppi sottorappresentati, soprattutto donne, in Irlanda, dove vive dal 1994. Salome è fondatrice e Responsabile delle Attività e della Strategia di AKIDWA, la rete nazionale irlandese di donne migranti, che [quest’anno] compie 20 anni.
Salome ha spiegato che sentirono il bisogno di creare questa realtà in seguito a un incontro tenutosi a Sofia in Bulgaria, mentre stavano discutendo su come meglio sostenere le donne migranti e rifugiate in Europa. “Avere una piattaforma è molto importante perché le donne migranti non sono un gruppo omogeneo. Nei paesi europei, ci sono donne europee e donne e vengono da continenti diversi, con diversi status migratori. Le problematiche delle donne migranti sono varie. Le modalità in cui risolvere questi problemi devono essere stabilite dalle donne migranti stesse,” spiega Salome.
Le problematiche delle donne migranti sono varie. Le modalità in cui risolvere questi problemi devono essere stabilite dalle donne migranti stesse,” Salome Mbugua
In quanto copresidentesse, Salome e Noura Raad devono accertarsi che tutto nella rete stia funzionando secondo la missione e la visione di ENoMW. Devono anche garantire che tutte – consiglio, personale e volontarie, – stiano cooperando all’interno della rete.
“Il ruolo di copresidentessa è importante, ma tutti i ruoli sono ugualmente importanti perché rappresentano l’organizzazione su varie piattaforme, proponendo e portando avanti i nostri punti di vista,” spiega Salome.
Una rete di donne diverse
Da fornitori di servizi della società civile a organizzazioni impegnate nella difesa e nella ricerca, i diversi membri [della rete] raggiungono le donne che si trovano in quasi tutte le parti del mondo. L’85% dei membri del consiglio di ENoMW è riservato a donne migranti.
La rete offre due tipi di iscrizione con diversi diritti e doveri: membri a pieno titolo – per organizzazioni legalmente registrate e membri sostenitori – aperto a gruppi, formali e informali, e singoli.
“Il fatto che ENoMW sia una rete di organizzazioni e singoli è straordinario perché includiamo una varietà di donne e argomenti. Non parliamo solo di violenza contro le donne ma organizziamo anche attività culturali. Per me si tratta di un melting pot di donne e femministe. Questo è il motivo per cui apprezzo la rete, perché mi permette di conoscere così tante persone,” dice Adriana S. Thiago, responsabile della comunicazione.
“Il fatto che ENoMW sia una rete di organizzazioni e singoli è straordinario perché includiamo una varietà di donne e argomenti.” Adriana S. Thiago
Adriana è nata in Lussemburgo da madre portoghese e padre brasiliano. Adesso vive a Bruxelles. Ha cominciato a lavorare per ENoMW come stagista volontaria e presto si è unita a “Radical Girlss”, un gruppo di giovani donne migranti nato dentro ENoMW.
Radical Girlss è stato creato per diffondere la voce di ragazze migranti e rifugiate su problematiche specifiche che devono affrontare al giorno d’oggi, come ad esempio le molestie online. E anche per favorire la comunicazione tra vecchie e nuove generazioni di femministe.

“Ci serviva un gruppo che mettesse in evidenza le preoccupazioni delle giovani donne, ma che fosse anche in grado di mantere il rapporto con le donne che hanno fondato il movimento femminista, le donne che sono state nel movimento per molti anni,” racconta Adriana. Radical Girlss ha 13 membri provenienti da Belgio, Francia, Scozia, Inghilterra, Spagna, Portogallo e Italia. Prima della pandemia, erano attive sul campo e organizzavano attività come campi estivi femministi, per formare le giovani migranti e rifugiate sul femminismo e sui diritti delle donne. Adesso sono attive online, organizzano campagne come “10 myths about pornography” (“10 miti sulla pornografia”) tramite seminari con ricercatori e attivisti che si occupano di prostituzione, violenza e sfruttamento sessuale.

Adriana è adesso un membro del personale, incaricata della comunicazione interna ed esterna e dei social media. Si occupa anche di scrivere report, dichiarazioni, mantenendo i rapporti tra la rete e le organizzazioni. È incaricata di comunicare con i membri, di informare su cosa viene fatto, di verificare in che modo stanno contribuendo alla promozione e alla realizzazione dei progetti.
“Da fuori la rete sembra molto grande, ma in realtà, è un piccolo gruppo. Abbiamo risorse economiche limitate e la sopravvivenza della rete dipende dall’impegno di ciascuno di noi,” spiega Adriana.

Prima di entrare a far parte dell’organizzazione, ai membri viene chiesto di compilare un modulo con diverse domande riguardo alle loro opinioni su femminismo, laicismo e diritti umani, i valori fondamentali di ENoMW.
“Attraverso il questionario, vogliamo saperne di più sui nostri membri. Ci interessa restare fedeli al nostro nome. E ne siamo davvero orgogliose,” rivela Anna Zobnina, coordinatrice delle politiche.
“C’è una mancanza di spazio, di visibilità e di riconoscimento dell’analisi che le donne migranti introducono nella prospettiva europea. È essenziale, e lottiamo per questo,” dice Anna.
Anna, che attualmente è anche membro del Comitato Esecutivo del gruppo delle Donne Europee (European Women’s Lobby), è originaria della Russia e adesso vive in Scozia. Ha la responsabilità di monitorare la direzione che l’intera rete sta prendendo in quanto organizzazione, le priorità strategiche, i rapporti con i soci e come questi si collocano all’interno dei processi e delle decisioni politiche necessarie.
“C’è una mancanza di spazio, di visibilità e di riconoscimento dell’analisi che le donne migranti introducono nella prospettiva europea. È essenziale, e lottiamo per questo,” dice Anna.

Attiva nella società civile e a livello politico
L’organizzazione si è costruita una presenza e una partecipazione a livello politico a Bruxelles. “Le istituzioni europee sono consapevoli della rete. Siamo state anche invitate a dare il nostro contributo per le politiche UE, riguardo a convenzione di Istanbul, CEDAW, migrazione e integrazione nell’Unione Europea. Ci documentiamo su cosa sta succedendo a livello regionale e nazionale, mostrando quali sono le problematiche e le sfide, oltre che gli aspetti positivi di ciò che stanno facendo le donne migranti, nel caso in cui un buon progetto sia stato realizzato. Mostriamo inoltre che cosa possiamo imparare dalle donne migranti,” afferma Salome Mbugua.
ENoMW ritiene importantissimo far parte delle discussioni a livello politico, ma l’ambizione dell’organizzazione è anche quella di essere attiva a livello di comunità. “Il legame con i nostri membri è decisivo. Non ho intenzione che [ENoMW] diventi una di quelle organizzazioni che non hanno un collegamento diretto e costante tra lavoro politico e società civile,” precisa Anna Zobnina.

I membri della rete lavorano in diversi campi: diritti umani, diritti delle donne, diritti sessuali e riproduttivi, emancipazione economica, antidiscriminazione e giustizia sociale. Questa piattaforma è un’opportunità per le donne migranti e rifugiate di entrare in contatto, di fare rete, di confrontarsi sulle proprie esperienze e di lavorare insieme.
“Sono una migrante di seconda generazione e so di non avere problemi a fare rete nel paese in cui mi trovo. Ma so anche che ci sono donne che si sentono sole. E che alcune donne hanno bisogno dell’aiuto di un’organizzazione per poter promuovere i propri progetti, per farsi sentire,” aggiunge Adriana S. Thiago.
ENoMW all’opera
ENoMW si dedica anche alla produzione di pubblicazioni riguardo alle problematiche che interessano le donne migranti e rifugiate in Europa: dichiarazioni, prese di posizione e relazioni. “Femicide of migrant women – the extreme form of male violence against women” (“Il femminicidio delle donne migranti – la forma estrema di violenza degli uomini contro le donne”) è una delle poche pubblicazioni a rompere il silenzio sulle uccisioni misogine di donne migranti in Europa.
In questo periodo di pandemia in cui la maggior parte dei servizi e delle attività in presenza sono limitate, ENoMW si è costruita una presenza digitale con progetti quali “Migrant Women Reality Watch”. È una serie di interviste live che si può trovare sulla loro pagina Facebook. Invitano alcune donne a parlare di diversi argomenti, da una prospettiva femminista critica, che fornisce informazioni che non si trovano sui media tradizionali.

ENoMW è attiva anche nell’organizzazione di seminari su problematiche che le donne migranti e rifugiate devono affrontare. Recentemente hanno organizzato il seminario “Surrogacy – globalised industry of reproductive exploitation of women & girls” (“Maternità surrogata – l’industria globalizzata dello sfruttamento riproduttivo di donne e ragazze”) con femministe europee e latinoamericane.
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre), ENoMW ha pubblicato una dichiarazione sulla maternità surrogata denunciando questa pratica.
“Pensiamo che la maternità surrogata è un tipo di violenza contro le donne, una forma di sfruttamento sessuale e riproduttivo delle donne,” puntualizza Anna Zobnina.
Un evento organizzato recentemente da ENoMW è stato “Assisting Trafficked Women”, un seminario sulle migliori pratiche in materia di assistenza legale e sostegno per l’integrazione di donne migranti vittime di tratta sessuale in Europa. Il seminario è stato il risultato di un progetto di due anni a cui ENoMW ha partecipato ed è stato coordinato da membri di ENoMW e dal Consiglio per l’Immigrazione irlandese. Ha coinvolto rappresentanti di istituzioni, responsabili di decisioni politiche, fornitori di servizi e donne migranti, comprese alcune sopravvissute della tratta per parlare delle migliori pratiche per l’assistenza legale e per la prestazione di servizi adeguati alle esigenze delle donne migranti vittime di tratta per lo sfruttamento sessuale in Europa. Dato che l’evento è stato organizzato online, partecipanti da diversi paesi hanno potuto prenderne parte, comprese 40 donne sopravvissute della tratta sessuale in Gambia, membri del “Girls Against Trafficking Network” (“Rete delle Ragazze contro la Tratta”).

All’inizio del 2020, EnoMW ha pubblicato uno studio, “Follow the Money for Women and Girls” (“Segui i soldi per donne e ragazze”), su come l’Unione Europea soddisfi i requisiti di “gender-mainstreaming”, cioè di mainstreaming di parità tra donne e uomini, nell’assegnazione di finanziamenti a programmi e provvedimenti su asilo, migrazione e integrazione. Lo studio ha mostrato che davvero pochi soldi vanno a organizzazioni di donne migranti della società civile e che i bisogni di donne e ragazze rifugiate e migranti vengono trascurati in quei programmi.
“Un elemento fondamentale, che arricchisce la nostra rete e che restituisce una prospettiva completa, è che non siamo eurocentriche.

Riconoscendo la diversità dei membri, un’attività fondamentale della rete è la traduzione degli articoli, delle dichiarazioni e degli eventi. Potete trovare le informazioni in inglese, francese, portoghese, spagnolo e russo. “Credo che il movimento femminista parli ancora molto inglese e che sia difficilmente accessibile a persone che non parlano [questa lingua]. Quello che tentiamo di fare quindi è tradurre verso altre lingue tutto quello che viene scritto in modo che più donne lo possano leggere,” aggiunge Adriana S. Thiago.
“Un elemento fondamentale, che arricchisce la nostra rete e che restituisce una prospettiva completa, è che non siamo eurocentriche. Prendiamo in considerazione diverse storie e origini, lingue, culture, religioni o l’assenza di religione.
Questa ricchezza è significativa perché unisce donne diverse, nonostante e al di là delle differenze tra di noi,” spiega Anna Zobnina.“La parte più importante del nostro lavoro è rappresentata dalla promozione della giustizia e dell’uguaglianza delle donne migranti in Europa,” dice Salome Mbugua.
“La parte più importante del nostro lavoro è rappresentata dalla promozione della giustizia e dell’uguaglianza delle donne migranti in Europa,” Salome Mbugua.